Domanda:
L'Inglese in futuro verrà spodestato dallo Spagnolo?
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2011-03-07 08:23:38 UTC
Gli USA condividono duemila miglia di frontiera del tutto permeabile con il Messico, un paese del Terzo Mondo dal PIL (rivalutato) che è un quarto di quello americano. La contiguità geografica consente alle famiglie degli emigrati di rimanere in osmosi con le loro città e ambienti di origine. L'arretratezza culturale a volte lo impone. L'autore afferma che si tratta dell'unico caso al mondo di un contatto diretto fra i più ricchi dei ricchi e i più poveri dei poveri (se si considerano le favelas e il degrado delle inurbazioni messicane). Non è vero: c'era anche la strana coppia Israele-Palestina prima dell'Intifada e della costruzione della barriera. E forse dopo la Road Map, se mai avrà successo. Ma si tratta di un altro ordine di grandezza. Le masse umane interessate dall'evento, al di qua e al di là del Rio Grande, sono colossali.


Il 27,6 percento del totale dai nati negli USA da stranieri legalmente residenti sono messicani, come il 25 percento dei cittadini naturalizzati negli anni dal 1971 al 1999. Negli anni Novanta era messicano il 50 percento degli immigrati ispanici. Questi a loro volta formavano la metà di tutti gli espatriati negli States. Nel 2000 gli ispanici erano il 12 percento dell'intera popolazione americana, avendo superato gli afroamericani; nel 2050 saranno il 25 percento. La loro fertilità è doppia di quella dei bianchi Wasp e dei neri, già alte per standard occidentali,. Questo vale per quelli con le carte in regola. I messicani illegali presunti sono passati dai 4 milioni del 1995 agli 8-10 del 2003. Sono 25 volte più numerosi del contingente a seguire, i salvadoregni. Tenendo conto dei clandestini, il totale degli ispanici potrebbe salire al 20 percento della popolazione complessiva, con un 35 percento nel 2050. Più della metà messicani, forse molto di più.
E' forse l'aspetto più preoccupante del fenomeno e uno dei più peculiari. Metà degli immigrati vive in California, due terzi negli stati nel sudovest. Quasi metà degli abitanti di Los Angeles sono ispanici, 64 percento dei quali messicani. Fra i giovani le percentuali si impennano. Il 70 percento di studenti del distretto scolastico unificato di Los Angeles (presumibilmente il centro della città) sono ispanici, come nel 2003 la maggioranza dei nuovi nati in tutta la California. Non accadeva dal 1850. Il fenomeno non mostra segni di rallentamento, come è accaduto in passato per le varie ondate migratorie dall'Europa e dall'Asia. In Florida esiste già un esempio concreto di quella che potrebbe diventare una tipica enclave ispanica degli Stati Uniti e cioè Miami. Frutto non di una emigrazione derelitta come quella messicana ma della fuga dalla Cuba castrista delle sue classi medie, ha completamente cambiato natura e pelle della città. Due terzi della sua popolazione sono costituiti da ispanici, e il 75 percento non parla inglese in famiglia. Il 60 percento è nato nell'isola caraibica o in altri paesi dell'America Latina. Il potere, la cultura e lo sviluppo sono nelle loro mani. Hanno investito nelle attività economiche della città le cospicue risorse che avevano depositato nelle banche americane quando il Lider Maximo prese il potere. Miami ha più rapporti con il Centro e Sudamerica che con il suo retroterra continentale. Dal 1983 al 1993 140.000 abitanti "anglo" l'hanno lasciata. L'ultimo, secondo una nota battuta, ammainando la bandiera a stelle e strisce e portandosela via. Il giorno che Cuba dovesse de-castrizzarsi, forse anche gli altri gringos rimasti seguirebbero.
Nessuna delle migrazioni che di volta in volta sono approdate negli USA ha mai avanzato alcuna pretesa territoriale o di altra natura nei loro confronti. Bastavano le immense opportunità di un continente vergine. Per la prima volta ciò sta succedendo. I messicani possono rivendicare, con legittimità storica, le terre strappate loro dagli americani nelle citate guerre ottocentesche. Lo stanno facendo in modo sempre più consapevole. Texas, New Mexico, Arizona, California, Nevada, Utah: sono tutte terre potenzialmente irredente. Il Professor Truillo, della Università del New Mexico, ha anticipato che per il 2080 gli stati settentrionali del Messico e meridionali degli USA formeranno la "Repubblica del Norte". Vari autori cominciano a parlare di Metamerica, Amexica, o Mexifornia. Dagli anni Ottanta il governo messicano ha apertamente contribuito a queste rivendicazioni, cercando di estendere l'influenza delle comunità messicane negli USA e i loro collegamenti con la madrepatria. Qualche anno fa il Presidente Zedillo affermò che la nazione messicana si estendeva oltre i confini del Messico. Il suo successore, Vincente Fox, nel suo discorso di insediamento si dichiarò leader di 123 milioni di messicani, 100 nel Messico e 23 negli Stati Uniti.
Tre risposte:
anonymous
2011-03-07 08:49:14 UTC
Bella domanda!!!Io studio lingue e precisamente ne studio 3 : inglese,francese e spagnolo.Nonostante lo spagnolo è una lingua che si sta diffondendo molto,credo che l'inglese rimarrà sempre la lingua internazionale per eccellenza.Ma non si sa mai!!!XD
anonymous
2011-03-07 20:59:50 UTC
questa domanda la leggeranno in molti fidati.
anonymous
2011-03-07 16:32:13 UTC
secondo te mi stò a leggere tutta stà mappazza?!?!? XD


Questo contenuto è stato originariamente pubblicato su Y! Answers, un sito di domande e risposte chiuso nel 2021.
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